Il problema
Trattamenti contro la varroasi delle api sono ormai da tempo parte integrante della tecnica apistica e della gestione sanitaria degli alveari. Infatti, nell'arco di una sola stagione attiva,
le colonie non trattate sono destinate ad indebolirsi e a morire.
Proprio la presenza continua dell'acaro rappresenta una costante minaccia per l'apicoltura e determina la necessita' di un'attenzione particolare da parte degli addetti al settore, indipendentemente dal numero di alveari gestiti, dalla produzione e dal livello di professionalita'.
Solo con l'esecuzione di due trattamenti "antivarroa" l'anno, secondo le indicazioni tecniche attualmente disponibili (un trattamento in presenza di covata dopo la smielatura principale ed uno in assenza di covata) e' effettivamente possibile proteggere il patrimonio apistico da questo parassita.
Come
Le api sono a tutti gli effetti classificate fra le specie animali che producono alimenti destinati all’uomo.
Di conseguenza l’applicazione di trattamenti farmacologici può avvenire solo nel rispetto della normativa specifica riguardante sia il farmaco veterinario sia i possibili residui derivanti dal suo utilizzo: particolare attenzione è stata infatti da sempre rivolta ai
principi attivi cosiddetti “naturali” o più propriamente a basso impatto inquinante sull’alveare.
Fra questi gli acidi organici (acido formico, acido lattico, acido ossalico) sono stati studiati in modo particolare per l’efficacia nei confronti dell’acaro varroa, la tollerabilità da parte delle api ed i limitati o assenti effetti inquinanti sulle produzioni.
Cosa
Scientificamente, l’acido formico e ossalico sono acidi organici che agiscono come “effetto caustico” sulla particolare struttura della varroa, degradandola e inducendola progressivamente alla distruzione:
basso impatto ambientale,
efficacia ed
economicità sono gli aspetti che li rendono vincenti.
La prima soluzione
La necessità di combinare efficienza e salute dell’arnia, mi spingeva a studiare
un rimedio per trattare in modo incisivo il problema della varroa.
Il normale sublimatore di ossalico infatti limita l’efficacia dell’acido, che nella maggior parte dei casi non saturava completamente l’intero volume dell’arnia.
Iniziavo allora lo studio di un prodotto che potesse “svincolare” il freno della non-ventilazione: nasce così il primo sublimatore ventilato, BioLetalVarroa Subl, che apportava al trattamento l’aiuto di un ventilatore in grado di saturare completamente l’alveare.
Progettato e brevettato, il BioLetalVarroa sembrava rispondere pienamente agli obiettivi prefissi; da qui la necessità di una risposta ufficiale: dopo una accurata sperimentazione, il
BioLetalVarroa è promosso a pieni voti dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (
BioLetalVarroa Subl).
La novita'
Dopo il successo del primo prodotto, sono spinto da altri ricercatori apistici e vari professionisti, a studiare un nuovo trattamento a basso impatto ambientale e comunque sempre rispondente all’etichetta “
biologico”, che oggi distingue anche il mio miele.
Sperimento così la tecnica di lotta mediante acido formico, in grado di ridurre notevolmente il tempo di intervento diretto sull’arnia: è sufficiente una sola applicazione, estiva, che si protrae per tutta la durata del ciclo della covata.
Nasce così l’evaporatore a rilascio continuo, il
BioLetalVarroa formic.
Tuttavia il suo impiego nella lotta alla varroasi, non sostituisce l’azione del BioLetalVarroa Subl: sono infatti da intendersi come prodotti fortemente sinergici.